Dentista del Mese

Intervista in profondità con un dentista d’eccellenza

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Dott. Maurizio Cundari

Dott. Maurizio Cundari

Studio Odontoiatrico Cundari

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Intervista al dottor Maurizio Cundari

Perché ha scelto questa professione? Quanti anni di esperienza ha nel campo?

La mia è una storia strana. Mi sono trovato ad essere iscritto ad un Liceo che non era il mio. Sono stato costretto dai miei genitori a iscrivermi al Liceo Artistico perché già ci era iscritto mio fratello. Nei momenti in cui la famiglia non ha grande disponibilità è bene che i libri del più grande possano essere passati al più piccolo.

Ho scoperto un mondo diverso, ma mi sono reso conto che non era la mia strada e questo incideva sul mio rendimento.

La scienza è sempre stata la mia più grande curiosità, fin da quando ero bambino. Quando ho detto ai miei genitori che mi sarei iscritto a medicina, mi hanno preso per pazzo, come anche gli insegnanti del liceo.

Quando mi sono iscritto a medicina ho conosciuto un dentista che dirigeva anche una rivista odontoiatrica. Ho iniziato a frequentare il suo studio e a fare i miei primi passi nell’odontoiatria.

Lavoro attorno alla bocca della gente dal 1980, l’anno in cui ho conosciuto questo dentista.

Che servizi offre la sua clinica? C’è qualcosa in cui vi specializzate?

Io personalmente mi occupo di tutto ad esclusione dell’ortodonzia. La terapia conservativa è stata il mio primo amore, poi mi sono specializzato nell’endodonzia che può sembrare una pratica banale ma è in realtà estremamente complessa.

Secondo la sua esperienza, quali sono i casi più interessanti o complessi su cui le capita di lavorare?

I casi che mi piacciono di più sono quelli in cui devo praticare la riabilitazione masticatoria delle persone edentule. Protesizzare con degli impianti una protesi mobile, che è molto disagevole sia nel masticare che soprattutto nei rapporti, è una cosa bellissima. Vedere il sorriso negli occhi dei pazienti non ha prezzo.

Ci sono delle tecnologie in campo odontoiatrico in cui lei crede particolarmente o che crede siano il futuro della sua professione?

Il digitale perché è il futuro. Sia nella parte diagnostica, che nel trattamento. Il digitale diventa un amico che ti consiglia con altissima precisione e ti permette di fare quel passo in più verso l’ottimizzazione dei risultati. La tecnologia, sia nella radiologia che nella programmazione del trattamento che viene fatta grazie a strumenti eccezionali, permette oggi di fare delle cose che fino a 20 anni fa erano inimmaginabili.

Ha per caso un consiglio che vorrebbe condividere con i suoi colleghi? Magari i più giovani che stanno iniziando ora questa professione?

Il consiglio che darei ai giovani è di non avere fretta, perché dagli errori si impara tantissimo. Però un errore sotto un tutor è intercettabile e rimediabile, mentre un errore che deriva dalla presunzione di poter camminare sulle proprie gambe troppo presto, può diventare anche molto grave e può compromettere un’intera carriera. La fretta di arrivare è pericolosa.

Poi non dico di rileggere ogni giorno il Giuramento di Ippocrate, ma è importante capire che c’è un essere umano davanti, con tutti i suoi problemi. L’empatia diventa una cosa fondamentale, sia per il medico che per il paziente.

Ci consiglia un articolo che ha letto di recente?

Più che un articolo, io trovo interessante utilizzare i motori di ricerca per trovare dimostrazioni video dell’utilizzo di strumentazione specifica. Penso che l’opportunità di vedere come vengono eseguiti dei lavori sia estremamente educativa per le menti curiose.

Lei come promuove la sua attività?

Il passaparola è fondamentale nella mia professione. Forse è anche l’eredità delle vecchie restrizioni che c’erano tempo fa per la promozione dei servizi medici. Oggi è difficile riuscire a competere con l’abbassamento dei prezzi e la diminuzione della qualità del servizio. Per questo cerchiamo di basarci sulla fidelizzazione dei clienti giusti e sulle loro raccomandazioni.

Ci sono ostacoli che ha riscontrato nella crescita della sua attività?

C’è una grossa concorrenza. Della sindrome della poltrona vuota si parla già da un po’, ma la concorrenza degli ultimi anni sta sicuramente aumentando questo trend. Probabilmente è per questo che i dentisti più giovani stanno cercando strategie nuove per affermarsi nel settore, utilizzando molto anche i social media.

La pandemia ha avuto un impatto forte. Questo periodo è forse peggiore della prima metà del 2020 dove abbiamo avuto un sostegno dallo Stato. Ora spesso dobbiamo cancellare gli appuntamenti perché un paziente risulta positivo o ha avuto un contatto a rischio. Probabilmente il cambiamento più evidente è quello della diminuzione del lavoro “di routine” come i controlli, la pulizia, le piccole otturazioni.

Quali sono i suoi interessi al di fuori del lavoro? Può raccontarci un po’ quello che fa nel suo tempo libero?

Sono innamoratissimo della musica, soprattutto quella classica e cinematografica. Poi mi piace dipingere, anche perché ora non sono più obbligato a seguire le regole che mi imponevano al liceo. I colori mi emozionano molto. Finché le ginocchia hanno retto ho anche giocato a calcio e a tennis con gli amici, ma data la professione che faccio devo stare molto attento agli infortuni.

 


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